
Poesia | Geomantico di Paula Meehan
Aggiornamento: 15 apr 2020
La raccolta di poesie di Paula Meehan Geomantico, che è possibile leggere nella traduzione italiana di Chiara De Luca, esprime perfettamente il senso del suo titolo e il legame alla terra che nelle liriche si svela come una magia. I vari temi vengono toccati sempre come sotto incantesimo nella voce poetica, mentre il legame con la terra che emerge è anche il legame col suolo della patria, l’Irlanda e la sua storia, le sue lotte: il legame a una terra per cui sacrificare la vita, per cui vivere e morire. Come nota dissonante, invece, l’incursione diffusa della tecnologia, il ritorno prosaico di una materia aliena alla terra a cui, invece, appartiene il nostro futuro come un «compost di vite passate», benché insediato dallo spettro costante del lutto, di una sofferenza stratificata, atavica, che passa come un liquido fluviale tra le poesie per bagnarle tutte e giungere fino al lettore.
The Handful of Earth
Under scrutiny it tells us all
we need to know about our futures,
it being composted of our past lives,
the nine years in this house by the sea.
Under the paths stars make, wild birds call.
I fancy I could read it like leaves
of tea, yarrow stalks thrown down, tarot,
its minutest narratives of grief,
its aboriginal patternings.
Geomanzia
In pieno esame dice che noi tutti
abbiamo bisogno di sapere il nostro futuro,
perché è un compost di vite passate,
nove anni nella casa presso il mare.
Sotto i sentieri delle stelle, selvatico richiamo di uccelli.
Immagino che posso leggerlo come fondi
di tè, steli di achillea spianati, tarocchi
la sua più minuta narrativa di pena,
i suoi primordiali decori.
Eppure ciò che resta più di ogni altra cosa alla lettura è il sentimento di essere creature e rinascere tali, ritornare alla terra. Terra è anche la poesia, la parola che la terra stessa reclama. Allora la voce che possiamo ascoltare è una voce a metà tra rinascita e rassegnazione, la voce della divinazione che abita entrambi gli spazi per fare da mediazione tra un mondo magico di terra e la vita che lo attende. L’atmosfera di questa ritualità si colloca in un tempo transitorio anch’esso, il tempo della notte che domina nella raccolta, tutta illuminata dalla luce lunare, dalla presenza lunare, tempo in cui è possibile la parola che sarà «silente al mattino». È il tempo della notte ed è un tempo di sogno: «sogno più canto più arcani più eventi». In esso si intrecciano infatti sogno e poesia per dar vita al mito, per sondare le arcane profondità della materia. Tale mito non può che svolgersi in un tempo «romantico, geomantico, bislacco» dove tutto muta per via di una magia allo stesso tempo nera e bianca, una magia invernale.
The Last Lesson
Romantic, geomantic, antic:
the small green fields, the earth from above,
the autumn hedgerows, turning, turning,
turned with winter’s white and black magic
into hieroglyphs of mortal love
signaling heaven with our yearning.
The frail glider suddenly mythic
is stopped a moment as if to prove
the craft is lighter than the learning.
L’ultima lezione
Romantico, geomantico, bislacco:
i piccoli campi verdi, la terra dall’alto,
mutano, mutano, le siepi autunnali
mutate con magia nera e bianca invernale
in geroglifici d’amore mortale
per indicare il cielo con le nostre brame.
Il fragile aliante ad un tratto mitico
è fermato un momento come prova
che l’arte è più leggera della scuola.
La contrapposizione tra alto e basso che si crea nelle poesie è solo apparente, e vuole in realtà riportarci a un mondo puro, integro, terrestre, via dalla bassezza di quello che abitiamo nella contaminazione di elementi che gli sono estranei, avvolto in un «sacco di plastica nera». Non si tratta dunque di sollevarsi verso l’alto per abbandonare questo mondo tellurico, qui in basso dove teniamo «la triste via dell'Adamo carnale / che scruta la via lattea, che sogna il volo», ma lasciare che la fascinazione – intesa come fare magie – ci perda nel canto del buio prima che il mattino copra «parole che tacere è bello». Si tratta in ogni momento di scandagliare il mistero di questa terra, senza pensarla troppo lontana da quel cielo da cui discende la magia geomantica, la liturgia del canto ancora propria a un «angelo caduto in un mondo caduto».
The Feathers
To be so far up riding thermals
a summer’s morning in early May
is to enter the realm of the hawk
or light-born winged creature, angel
with a thunderclap come out to play
in the wave lift —
while below we walk
the sad road of the earthbound carnal
who dream flight, who scan the milky way
and turn the sky blue with crazy talk.
Le piume
Volare così in alto in termica
un mattino estivo d’inizio maggio
è entrare nel regno del falco
o creatura alata di luce, angelo
con un rombo di tuono esci a giocare
sulla corrente ascensionale —
mentre in basso teniamo
la triste via dell’Adamo carnale
che scruta la via lattea, che sogna il volo
e vira il cielo al blu nel folle suono.
*
The Bird
O what can ail thee, little green bird,
singing your heart out this winter dawn?
From which suburban house have you fled,
plucky canary freed of your cage?
A murder of crows from the high pines
rejects your approach with raucous rage.
Gentle other, soon you’ll be stone dead,
tangled feathers on the frosty lawn,
fallen angel in a fallen world.
L’uccellino
O cosa ti tormenta, uccellino verde,
che ti canti il cuore in quest’alba d’inverno?
Da che periferia ti sei involato,
baldo canarino liberato dalla gabbia?
Uno stormo di corvi dagli alti pini
rifiuta te con la sua roca rabbia.
Dolce diverso, presto sarai salma,
piume impigliate nel prato ghiacciato,
angelo caduto in un mondo caduto.
La sacralità di questo canto ci è stata trasmessa e a nostra volta ci è chiesto di trasmetterla con voce piena, apertamente, per «seminare sillabe dei sognatori della terra». È un canto a cui non siamo abituati, noi che tanto abbiamo voluto allontanarci dalla terra, una parola lontana dagli slogan, dalle frasi strategiche, da un parlare fittizio e confezionato, venduto: essa vuole invece renderci abitanti del buio, dello spazio del mito, «per navigare con le stelle, compiere / fino all’amara fine il convegno fatale». La poesia di Meehan allora ci porta a chiudere il cerchio, al ritorno di quell’ordine «mai visto, implicito / in modelli simmetrici, irregolari poi: frattali logaritmici e drastici» di cui si compone il mondo e noi, l'ordine da noi composto in quanto manifestazioni creaturali. Solo così potremo onorare la terra, onorare la polvere.
The Syllables
Only the library angel knew
in which holy books the seeds were hid
that year they started cutting the tongues
out of the heads of the blasphemers.
One girl, a virgin, made a plain chant:
all those who heard took solace and drew
close; and we who can still speak are bid
sing it out at the top of our lungs,
seed syllables of the earth’s dreamers.
Le sillabe
Solo l’angelo della biblioteca sapeva
in quali libri sacri si celavano i semi
l’anno che presero a strappare la lingua
via dalle teste dei bestemmiatori.
Una giovane, vergine, intonò un canto fermo:
chi udì ne ebbe conforto e si accostò
a lei; e a noi che abbiamo ancora lingua
è chiesto di cantarlo a piena voce, a gola aperta,
a seminare sillabe dei sognatori della terra.
*
The Fever
Had I been sleeping I would have missed
the seagull at my sickbed window.
Just when I wondered was there something
stronger in the house to take away
my pain, I was lifted out of it
to soar above the square in the dark
on the seagull’s salty myth-flecked wings,
to navigate by stars, to follow
to the bitter end the fated tryst.
La febbre
Se io avessi dormito, mi sarei persa
il gabbiano alla finestra del mio capezzale.
Proprio quando mi chiedevo se c’era
qualcosa di più forte in casa contro
questo male, fui rapita al mio male
e mi librai sulla piazza nel buio
sulle ali del gabbiano, salmastre e tinte di mito,
per navigare con le stelle, compiere
fino all’amara fine il convegno fatale.
Se interessati, date un'occhiata alla pagina: http://edizionikolibris.net/index.php/2019/03/25/paula-meehan-geomantico/