Poesia I Editi di Jeremy Page
Aggiornato il: 17 feb 2020
Questa selezione di poesie di Jeremy Page (scelta dallo stesso autore) incomincia con le pulizie primaverili di un cassetto dal quale sopraggiungono memorie lontane. È una poetica che parla di imbattersi in cartoline, compiere azioni prima di sapere che cosa si stia facendo realmente e brindare a futuri privati con un’innocenza tenerissima. È però anche una poesia politica, avviene al risveglio di un nuovo ordine mondiale dove le cose non sono mai come sembrano, il passato è una parentesi in un’equazione matematica dove il risultato per qualche assurdo motivo non è mai 0=0. Ma la matematica è una scienza perfetta, mentre la letteratura è una scienza umana, emotiva, senza risultati effettivi, affettivi caso mai. Accade una trasposizione tra le due discipline e allora l’equazione matematica con risultato nullo, quella che in punteggiatura risulterebbe solo una “o” maiuscola più affusolata, messa a dieta, allungata, nella poesia di Page diventa “Non c’è nessuno qui […] Ovunque è assenza.”
E si tratta allora di “mettere insieme il puzzle complesso di un universo in cui l’effetto segue la causa, come la notte segue il giorno.” Siamo forse nei campi di biologia, fisica e/o chimica? Può darsi, ma non solo. C'é molto di piú. Ad ogni azione segue una reazione, i minibar dispensano sostanze letali e la foto del passaporto esprime l’imperativo che non debbano esserci ombre. È in questa richiesta di perfezione umana e nella sua conseguente disfatta che si snodano le parole di Page, in un continuo gioco di partenze e ritorni fra presenza e assenza, sogno e realtà. Sembra quasi di albergare tra le righe di Iron Sky, pezzo blues/soul del cantautore scozzese Paolo Nutini che grida: “Oh, questa è la vita/che sta sgocciolando giù dai muri/di un sogno che non può respirare/in questa dura realtà.”
Nota critica e traduzioni a cura di Sara Comuzzo.
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POSTCARD OF ODESSA
Clearing out another drawer, I come across the postcard quite by chance – sepia, faded, the city’s name in Cyrillic script, and before I know what I am doing I am composing your name in characters that are as unfamiliar to me now as you are, forty odd years on from the picnic on the Potemkin steps, the glasses raised to toast our futures in the cheapest Soviet vodka; and all the innocence you coaxed from me, so tenderly.
CARTOLINA DI ODESSA
Mettendo in ordine un altro cassetto,
mi imbatto nella cartolina
quasi per caso – color seppia, sbiadita,
il nome della città in calligrafia cirillica,
e prima di sapere cosa sto facendo
sto componendo il tuo nome
in caratteri che mi sono così estranei
adesso, come lo sei tu,
una quarantina di anni fa dal picnic
sui gradini di Potemkin, i bicchieri
alzati per brindare ai nostri futuri
con la vodka sovietica più economica;
e tutta l’innocenza che hai sfilato
da me, così teneramente.
*
SHADOWLAND
I wake to a new world order.
My radio breaks the news
that suddenly the past
really is another country,
and my passport – my last
in burgundy – has become
a historical curiosity overnight.
To make tea seems
an act of betrayal now –
let it be coffee, croissants,
and let there be cheese,
quark, and a handful of leaves.
I am a citizen of Shadowland
and I have woken somewhere else.
24 June 2016
TERRA D’OMBRA
Mi sveglio ad un nuovo ordine mondiale.
La mia radio dà notizia
che all’improvviso il passato
è davvero un altro paese,
e il mio passaporto - il mio ultimo
in Borgogna - è diventato
una curiosità storica durante la notte.
Preparare il tè sembra
un atto di tradimento ora -
lascia che sia caffè, cornetti,
e lascia che ci sia formaggio,
quark e una manciata di foglie.
Sono un cittadino della Terra D’Ombra
e mi sono svegliato da qualche altra parte.
24 Giugno 2016
*
OUTSIDE MUNKEDAL
Esse est percipi. Bishop Berkeley
Less than a week after Midsummer
and on this still, bright evening
there is no-one here.
No children play goose-march
or throw hens over cliffs;
no human presence intrudes.
But cows stand watchful in the fields
and there are elk in the woods.
Here a lamp burns at a window,
there a car door hangs open.
Smoke curls from a chimney
and the wooden houses breathe.
Everywhere is absence.
But somewhere you must be sitting,
the faintest pulse
in this still, bright evening,
bare-shouldered in candle light
and brushing long, brown hair.
FUORI MUNKEDAL
Esse est percipi. Bishop Berkeley
Meno di una settimana dopo la mezza estate
e in questa serata immobile e luminosa
non c'è nessuno qui.
Nessun bambino gioca alla marcia dell’oca
o getta galline sopra le scogliere;
nessuna presenza umana intrude.
Ma le mucche stanno attente nei campi
e ci sono alci nei boschi.
Qui una lampada brucia alla finestra,
là una portiera della macchina rimane aperta.
Fumo si arriccia da un camino
e le case di legno respirano.
Ovunque è assenza.
Ma da qualche parte devi essere seduta,
il polso più debole
in questa serata immobile e luminosa,
con le spalle nude a lume di candela
a spazzolare lunghi capelli castani.
*
READING P. D. JAMES IN SAN FRANCISCO
Downstairs at the Monticello
I sip a fine Sonoma Valley Chardonnay
and read P. D. James.
Her man is on the Norfolk coast again
while I am on the Pacific seaboard
thousands of miles west,
on another planet.
His clues, as ever, allow him
to piece together a complex jigsaw
of a universe where
effect follows cause
as night follows day,
where any disruption
to the moral order
is strictly temporary.
Here, my mini bar
is stocked with lethal substances
(so a warning sign reminds me
every time I’m tempted by a Scotch);
my TV orders me to open my heart
to Jesus, embrace eternal life;
and a man, who has
surely inhaled something,
mistakes me for Elton John;
thanks me for the song
I wrote for Diana.
LEGGENDO P. D. JAMES IN SAN FRANCISCO
Di sotto a Monticello
Bevo un ottimo Chardonnay della Sonoma Valley
e leggo P. D. James.
Il suo[1]uomo è di nuovo sulla costa di Norfolk
mentre io sono sulla costa del Pacifico
migliaia di miglia a ovest,
su un altro pianeta.
I suoi indizi, come sempre, gli permettono
di mettere insieme il puzzle complesso
di un universo in cui
l’effetto segue la causa
come la notte segue il giorno,
dove qualsiasi interruzione
all’ordine morale
è strettamente temporanea.
Qui, il mio mini bar
è fornito di sostanze letali
(così mi ricorda un segnale di avvertimento
ogni volta che sono tentato da uno Scotch);
la mia TV mi ordina di aprire il mio cuore
a Gesù, abbracciare la vita eterna;
e un uomo, che ha
sicuramente inalato qualcosa,
mi confonde con Elton John;
mi ringrazia per la canzone
che ho scritto per Diana.
*
CLOSE SEASON
They say it smells of dead holidays.
I say it always did. And out of season
was never the time to connect anything
with anything here, where you can only
wonder at the sea in all the shades
of grey on Richter’s palette, wonder
where the ice-cream vendors go
and if the deckchair man can really
hibernate in his cave beneath the cliff,
with his chairs, his memories of summer.
On the pier a salt breeze ruffles
a scrap of gaudy poster, and offshore,
somewhere close, a ship’s bell tolls
for something gone, for some thing .
STAGIONE DI CHIUSURA
Dicono che profumi di vacanze morte.
Io dico che ha sempre profumato così. E fuori stagione
non è mai stato il momento per connettere le cose
l’una con l’altra qui, dove puoi solo
meravigliarti del mare in tutte le sfumature
di grigio sulla tavolozza di Richter, domandarti
dove vadano i venditori di gelati
e se l’uomo delle sedie a sdraio possa davvero
ibernarsi nella sua grotta sotto la scogliera,
con le sue sedie, i suoi ricordi dell'estate.
Sul molo una brezza salata arruffa
un frammento di poster sgargianti, e al largo,
da qualche parte vicino, suona la campana di una nave
per qualcosa di andato, per qualche cosa.
*
THERE MUST BE NO SHADOWS
There must be no shadows.
You will face forwards,
looking straight towards the camera.
Your expression will be
as neutral as Switzerland,
your mouth closed, and above all
you will not grin in an obvious manner,
nor frown, nor raise your eyebrows.
Your eyes will be both open and visible,
glasses neither dark nor tinted,
but free from reflection and glare,
and with frames not covering the eyes.
Your head will be a full one,
devoid of covering unless you are
Muslim, Jew or Wee Free; or very sick.
Nothing must obscure eyes, nose or mouth.
Now look: this will be you.
Your passport says so.
NON CI DEVONO ESSERE OMBRE
Non ci devono essere ombre.
Dovrai guardare in avanti,
puntare dritto alla telecamera.
La tua espressione sarà
neutrale come la Svizzera,
la tua bocca chiusa, e soprattutto
non ghignerai in modo ovvio,
né aggrotterai la fronte, né alzerai le sopracciglia.
I tuoi occhi saranno sia aperti che visibili allo stesso momento,
occhiali né scuri né colorati,
ma privi di riflessi e bagliori,
e con montature che non coprono gli occhi.
La tua testa sarà piena,
priva di coperture a meno che tu non sia
Musulmano, ebreo o fedele della Chiesa Libera[2]; o molto malato.
Niente deve oscurare gli occhi, il naso o la bocca.
Ora guarda: questo sarai tu.
Lo dice il tuo passaporto.
*
[1]A livello di traduzione c’è una piccola precisazione da fare. “Il suo uomo”, cioè l’uomo di lei, è riferito al detective protagonista delle storie dell’autrice P.D. James; mentre il possessivo successivo “i suoi indizi” si riferisce proprio allo stesso detective.
[2] Wee Free è un termine che si riferisce al Protestantesimo. Dall’accezione derogatoria si riferisce a quella minoranza della Chiesa Libera di Scozia che si rifiutò di unirsi alla Chiesa Libera Unita di Scozia nel 1900. Nel verso, posto in mezzo alle parole Musulmano, Ebreo e malato, il termine assume significato politico e religioso in accordo con la tematica della poesia.
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Jeremy Page ha pubblicato diverse raccolte di poesie, tra le quali In and Out of the Dark Wood (HappenStance, 2010) e Closing Time (Pindrop, 2014). Ha anche svolto traduzioni di Catullo, Leopardi, Rimbaud, Verlaine e Boris Vian. La sua novella London Calling è stata pubblicata da Cultured Llama nel 2018. È uno dei membri fondatori del trimestrale letterario The Frogmore Papers.
Fuori da Munkedal e Non ci devono essere ombre appartengono alla raccolta intitolata In and Out of the Dark Wood (HappenStance, Fife, 2010). Le altre poesie sono state inizialmente pubblicate in alcune riviste: Cartolina di Odessa in Agenda; Terra d’ombra in Finished Creatures; Leggendo P D James in San Francisco in Lamport Court; Stagione Chiusa in Acumen.