
Poesia I testi di Asha Jaffar
La poesia della keniota Asha Jaffar (inedita in Italia) atterra negli aeroporti dei suoi lettori con un botto. Non perché l’aereo cada, ma perché le parole esplodono nei loro significati creando immagini semplici ma non per questo prive di impatto o efficacia. È una poesia senza fronzoli, senza regole; anche la punteggiatura, le maiuscole e le minuscole all'inizio di ogni verso fanno fatica a starci dietro, ad esistere ed avere una loro coerenza, ad adattarsi a ciò che non vuole limiti, definizioni, etichette ma vuole solamente espandersi, come il citato deserto del Kalahari che occupa 930.000 km². Un deserto di sabbia rossa, in parte arido e in parte steppico, con giorni scottanti e notti gelide.
E Jaffar si auto-definisce con onestà, è “una scrittrice ispirata dagli illetterati”, “un libro che nessuno legge”. I suoi, sono versi senza confini o geografia e puntano ad imprese eroiche e sconfinate come abbattere la Muraglia Cinese, scorrere nel Nilo e abbeverarsi nel deserto Kalahari. Sì, è una poesia ricolma di contraddizioni ed immagini contrapposte che danzano insieme mentre “il sangue circola in senso anti-orario”, gli uccelli volano senza ali e proprio per questo, in un universo surreale, è possibile dissetarsi anche in un deserto. Vi è un’ironia sottile, un umorismo sagace, essenziale, che va dritto al punto.
È anche una poetica che accende candele e ci invita a guardare la fiamma bruciare lentamente, esprimere desideri immensi come si fa con le candeline delle torte, il giorno del compleanno.
Alla fine, deserti e fiamme (anche se flebili) non fanno altro che farci pensare alla pioggia, bramarla, confrontandosi, in questo intento, con il cantautore inglese Ed Harcourt che nella sua Rain On The Pretty Ones dipinge uno scenario altrettanto gremito di contraddizioni: “Sono l’attore che ha paura di recitare/Sono la luce del sole che si nasconde dalle nuvole/…/Sono il cuculo che non vola mai verso Sud/…/Sono il sognatore che salta dal ponte.”
La poetica di Jaffar è costeggiata da sogni e candele, ispirandosi e citando, nel terzo testo proposto, lo stesso Martin Luther King e la sua famosissima dichiarazione I Have a Dream. E allora siamo invitati a dar fuoco ai nostri sogni, non per bruciarli ma per accenderli.
Per accenderli e guardarli risplendere.
Ed infatti volevo chiedervi se per caso, per caso...: aveste mica da accendere?
Nota critica e traduzioni a cura di Sara Comuzzo.
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WHO AM I?
I am a writer inspired by the illiterate I am a book written by a great author but nobody reads me. Maybe I am the sun during winter I am music for the dancers I am a bridge too near yet too far
Do we really know who we are? Or do we just say I am? I am? I am the hill of hope but nobody climbs me I am a class of geniuses but nobody passes my exams I am a dry tree I am a dry valley, a valley full of hope and desires but too dry to be drunk,
Maybe I am an aquatic plant? I lack oxygen, full of suffocation, Or a bird that flies without wings? Or an ocean with no waves too still?
What if somebody asks me, ”Who are you?” Then, I will answer. I am the hope I am the waited female Obama I am the dry tree I am the brainless head I am THE poet and not A poet
I am not worth a shilling I am the Central Bank I am the holder of riches in the country. I am the flag post that absorbs the hot scorching sun
I am the servant of the peasants I am a poet full of paradoxical intentions I am a glass but too transparent for one to notice I am ……… I am Maybe I don’t know who I am!!!!!!!!!!!!!
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CHI SONO?
Io sono la scrittrice ispirata dagli illetterati
Sono un libro scritto da un grande autore ma nessuno mi legge.
Forse sono il sole durante l’inverno
Sono musica per i ballerini
Sono il ponte troppo vicino ma ancora troppo lontano
Sappiamo davvero chi siamo?
O diciamo soltanto Io sono? Io sono?
Sono il colle di speranza ma nessuno mi sale
Sono una classe di geni ma nessuno passa i miei esami
Sono un albero secco
Sono una valle arida, una valle piena di speranza e desideri ma troppo secca per essere bevuta,
Forse sono una pianta acquatica?
Mi manca l’ossigeno, piena di soffocamento,
O un uccello che vola senza ali?
O un oceano senza onde, troppo calmo?
Che cosa direi se qualcuno mi chiedesse, “Tu Chi Sei?”
Risponderei che sono la speranza
Sono la Obama Donna tanto attesa
Sono l’albero secco
Sono la testa senza cervello
Sono LA poetessa non UNA poetessa
Non valgo uno scellino
Sono la Banca Centrale
Sono il titolare delle ricchezze della nazione.
Sono il messaggio sulla bandiera che assorbe il caldo sole rovente
Sono la serva dei contadini
Sono una poetessa piena di intenzioni paradossali
Sono un bicchiere troppo trasparente perché qualcuno se ne accorga
Io sono........... sono
Forse non so chi sono!!!!!!!!!!!!!
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I PRAY
With unlit candles with absence of a holy mat with the relinquishment of a holy gown I impartially prayed not for the supreme but for you
With no visions of the clear future I saw you succeeding in me for you could not see yourself manifest in me
But I saw you will you one day see me?
I prayed for the sky to buy your smile and make it its colour for you light up unlit lives and candles, just the way I wait for you to light up my praying candles
I prayed with hope spread all around so that I could cast away your ambiences of negativity and purchased vocabulary
I chanted your name
for you are my living God you are my… just mine but you never responded you were too busy shopping for friendship, love, and power but no five-star malls could offer you that but I can or could?
I prayed with words not powers, not riches, just words, they are cheap. I didn’t buy them you should try it too.
I pray that this prayer lands to the winds and maybe the winds might gossip to the trees or to you? For I cannot pray with unholy gowns but with a candle I put up for you to light.
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PREGO
Con
candele non ancora accese
con assenza di cibo santo
con la rinuncia di una veste sacra
ho imparzialmente pregato non per il supremo ma per te
Con nessuna visione di un futuro certo
ti ho visto vincermi
perché non potevi vedere
la tua essenza manifesta in me
Ma io ti ho visto
arriverà mai il giorno in cui tu vedrai me?
Ho pregato perché
il cielo comprasse il tuo sorriso
e lo rendesse del suo colore.
perché tu illuminassi vite spente
e candele, allo stesso modo in cui io aspetto te
per accendere le mie candele preganti.
Ho pregato
con la speranza dispersa tutt’attorno
così che potessi scartare
le tue atmosfere di negatività
e comprare un dizionario.
Ho cantato ripetutamente il tuo nome
perché tu sei il mio Dio vivente,
sei il mio… solo mio
ma non hai mai risposto
eri troppo occupato a fare acquisti
per amicizie, amore, e potere
ma nessun centro commerciale a 5 stelle può offrirti questo.
Io posso o potrei?
Ho pregato con parole
non poteri,
non ricchezze,
solo parole.
Sono a poco prezzo
ma non le ho comprate,
dovresti provare anche tu.
Prego che questa preghiera
atterri nei venti
e forse i venti potranno sparlarne
con gli alberi
o forse con te?
Perché non posso pregare con una veste non sacra,
ma alzo una candela
perché sia tu ad accenderla.
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I HAVE A DREAM
Martin Luther King had a dream, but I also have a dream. A dream that for a fact is deep-rooted A dream of stopping the sun from shining Stopping the sea from producing its cool breeze that freezes my mind My blood is circulating in an anticlockwise direction I have a dream of dreaming till I can’t dream anymore My bones are getting weaker and weaker by the day I turn mindless I can’t think My body scatters to the Kalahari Desert There things get from worse to bad or is it from bad to worse? See, I can’t even see the difference My dreams can break the Great Wall of China Or even stop the river Nile from producing its water That refreshes my mind Or even stop my brain from dreaming Can I light a candle with my dreams, can I?
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HO UN SOGNO
Martin Luther King aveva un sogno, ma anche io ne ho uno.
Un sogno che di fatto ha radici profonde
Un sogno per fermare il sole dal risplendere
Fermare il mare dal produrre la sua brezza fredda che congela la mia mente
Il mio sangue sta circolando in senso antiorario
Ho sognato di sognare finché non potevo più sognare
Le mie ossa si stanno facendo più deboli ogni giorno
Mi riscopro irragionevole non riesco a pensare
Il mio corpo si disperde nel Deserto Kalahari
Là le cose vanno di peggio in male o di male in peggio?
Vedi, non riesco neanche a capirne la differenza
I miei sogni possono rompere la Grande Muraglia Cinese
O persino fermare il Nilo dal produrre la sua acqua
Che rinfresca la mia mente
O persino fermare il mio cervello dal sognare
Posso accendere una candela con i miei sogni, posso?
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Asha Jaffar è una giornalista professionista nel settore comunicazioni. Ha lavorato con media locali e internazionali e nel 2014 ha vinto il premio speciale Haller Prize for Development Journalism. Tra il 2013 e il 2015, ha lavorato nella comunicazione per l’organizzazione indipendente e non-profit Action Aid. Gestisce un vlog femminista e ha lavorato come assistente-produttrice, traduttrice e editor per la Clear Water Productions e per la Foreign Correspondents’ Association of East Africa. Nata e cresciuta a Kibera, attualmente vi gestisce la sua scuola di film di strada. Parla fluentemente swahili, nubiano ed inglese.