
Poesia | La rosa di Pola di Paolo Lago
Paolo Lago, La rosa di Pola, Transeuropa, 219
Da: La rosa di Pola
Croci di lampi,
vampira,
sul tuo paese di pietra,
croci di luci
e vampe per il tuo morso
che arde le vene,
mordi dolori,
strappa addii alle parole
che scrivo,
siano saetta che avvampa
su strade di vento,
sia vento il tuo morso,
sia pioggia lieve la tua rosa di Pola.
***
Non la tua voce voleva
quel marinaio sceso a terra
dalla sua guerra di vento,
dalle lame di sale e di sole
che sulle isole salirono fino ai suoi occhi,
il tuo silenzio voleva,
venditrice di rose dei Balcani,
e il tuo sguardo di ardente tristezza,
nessuna carezza, ma solo dolore,
il tuo silenzio nel dire: “una rosa”.
Da: La fortezza del nord
(al Vasamuseet)
Fantasma vascello,
sei mostro di sguardi,
in una scatola alla fortezza del Nord,
sei nato dall’acqua,
fra silenzi e lamenti,
onde di pianto sulle murate
uno spettro lasciò
e un bastimento silente divenne dannato
per gli occhi di lei,
regina di neve respira nel vento.
***
Agosto è già inverno a Stoccolma,
solo vento a incroci di strade
e torce sui palazzi del mare.
Ma ti aspetto in periferie senza nome
e ti aspetto di neve e di gelo,
di ghiaccio come il tuo cuore,
regina del nord,
fanciulla vampira che geli le ore,
il ghiaccio ti abbraccia
in un mantello di porpora
e il tuo bacio di sangue
è una luna di neve,
un abbraccio di ghiaccio soltanto per me,
una lieve ferita che aspetto da sempre.