- valentina meloni
Poesia | Self-Portrait di Elisabeth Horan

Elisabeth Horan è una creatura imperfetta del Vermont che difende gli animali, i bambini e coloro che soffrono in solitudine e dolore – specialmente quelli ostracizzati da disabilità e malattie mentali.
È caporedattrice di Animal Heart Press e codirettrice di Ice Floe Press. Ha pubblicato diversi chapbook e libri di poesia con gli editori Bone & Ink Press, Fly on the Wall Press, Twist It Press, Rhythm and Bones Press, Cephalo Press e Animal Heart Press. Nel 2020 sono uscite le sue nuove collezioni di poesia: Just to the right of the Stove, con Hedgehog Poetry Press, e Alcoholic Betty, con Fly on the Wall Poetry Press. Elisabeth è poetessa mentore per molti brillanti poeti emergenti e orgogliosa mamma di Peter e Thomas.
Ha studiato Spagnolo presso la Universidad de las Américas Puebla e Letteraura Inglese alla Southern Oregon University. Di recente ha conseguito un Master in English and Creative Writing alla Southern New Hampshire University e il Master of Fine Arts Creative in Writing – Poetry presso la Lindenwood University. È stata candidata al Premio Pushcart nel 2018 e nominata come Best of Net nel 2018 e nel 2019. Insegna letteratura inglese al River Valley Community College. Potete seguirla su @ehoranpoet & ehoranpoet.com (Dalla Biografia in Self – Portrait)

In Self - Portrait, (pubblicato in UK dalla Cephalopress Ltd nel 2019) – l’opera che ha colpito la mia attenzione e per cui l’autrice vorrebbe realizzare un’edizione italiana da me curata oltre a quella spagnola già curata e tradotta da Jorge Montero Calderòn – Elisabeth Horan indaga il proprio io coincidente con l’esperienza di Frida Kahlo attraverso un processo ecfrastico.
L’ékphrasis (dal greco ἐκϕράζω «descrivere con eleganza») è la descrizione verbale di un'opera d'arte visiva, un quadro, una scultura o un'opera architettonica: in Self-portrait a ogni poesia corrisponde un dipinto della Kahlo che viene indicato dall’autrice stessa.
La “tecnica ecfrastica” è un procedimento retorico con cui lo scrittore, la poeta in questo caso, si misura nella descrizione di un’opera fino a renderla un’immagine “visibile a parole”. Naturalmente non si tratta di una descrizione puramente fisica, di forma, l’opera si arricchisce delle suggestioni del poeta e di una sorta di finzione narrativa operata dall’ immaginazione che riproduce un reale simbolico o non manifesto che riguarda l’autore, l’artista, l’opera e i fruitori, quindi per estensione la collettività o parte di essa.
È certamente interessante leggere i testi qui prodotti accostandoli alle immagini dei dipinti di Frida Kahlo, anche se in questa sede mi limiterò a illustrarne uno lasciando al lettore il piacere di decifrare il connubio tra immagini e parole. Questo accostamento aiuta non solo la comprensione dei singoli componimenti ma ci immerge in quella simbiosi di sorellanza che l’autrice ha sperimentato nell’attraversamento e nel successivo superamento del suo dolore personale.
In questa sede presentiamo alcune poesie accostandole ai dipinti corrispondenti.
La prima poesia “Tu Botticelli” è abbinata a uno dei dipinti che preferisco ossia “Autoritratto con vestito di velluto” del 1926. Ho scelto questa poesia e questo ritratto per dare una chiave di lettura di tutta l’opera della Horan, per permettere al lettore di entrare nei dipinti di Frida come in una poetica, avvicinandosi a dei testi non sempre facili per il lettore italiano abituato alla lirica. Una chiave che permetta di compenetrare lo sperimentalismo della Horan che si sdoppia in una duplice lingua e voce: inglese – spagnolo e in una duplice rappresentazione: biografia – trasfigurazione.
“Autoritratto con vestito di velluto” è dedicato ad Alejandro, amore giovanile di Frida che la pittrice messicana tenta di riconquistare attraverso un’immagine di sé fissata in una posa senza tempo, nel tentativo di annullare la morte e perpetrare l’amore. Quando Frida terminò il ritratto nel settembre del 1926 scrisse una lettera al suo amato:
«Entro pochi giorni il ritratto sarà a casa tua. Perdonami per averlo inviato senza cornice. Ti imploro di metterlo in un posto basso dove tu possa ammirarlo come se mi stessi guardando.»
Nelle lettere che spedisce ad Alejandro Frida dà al ritratto il nome di “Tu Boticeli” e lo interpella come fosse una parte di sé, una cosa vivente, che personifica il sentimento d’amore verso il ragazzo. In una delle lettere a lui indirizzate scrive:
«Non puoi immaginare quanto sia meraviglioso aspettarti, serenamente come nel ritratto.»
E poi ancora:
«Alejandro, anche il tuo Botticelli è diventato molto triste, ma le ho detto che fino a quando non torni, dovrebbe stare quieta, come profondamente addormentata.»
In questa poesia Elizabeth si rispecchia in un transfert ed è, assieme alla stessa Frida: la cala, la strega germanica, la colomba, la piccola scimmia, la Mezcla Tehuana, l’amante lussuriosa.
Nei versi di “Tu Boticeli” la rappresentazione della donna è triplice: iconica (Soy tu Boticeli I am your Boticeli), echeggiata (The lust within me works much better/ no como mis piernas rotas; Not like my broken legs) e simbolica, mitica (I am the cala; the German witch -/all Mexican: little dove; little monkey;/La Mezcla Tehuana The native mix of Tehuana).
Elizabeht Horan ha descritto in versi la triplicità della manifestazione artistica ma, come Frida, ha tentato di andare oltre, non è rimasta nel solipsismo autobiografico, si è protratta nell’ascolto, ha interpellato la coscienza collettiva e simbolica del mondo, ha guidato la triplice donna verso una polifonia di voci:
Who says -/ Quien dice - Who says/Qué dice la selva?
And what says the jungle.
Cosa dice la giungla?
(I passi qui pubblicati sono tratti dalla nota “Helizabeth Horan e Frida Kahlo: autorappresentazione tra poesia e immagine” Valentina Meloni, 10/10/2019)

Self Portrait in a Velvet Dress, 1926
Tu Botticelli
1926
For Alejandro
Soy tu Botticelli I am your Botticelli
perpetrator de pérdidas perpetrator of loss
aunque ya no eres mío even though you are no longer mine to lose
Europe and its mothers
tend to be bitches; scold
and take their babies away
To high art places:
duomos, cathedrals –
curators of good types of women.
I am the cala; the German witch all
Mexican: little dove; little monkey;
La mezcla Tehuana the native mix of Tehuana
not so refined some say;
Who says Quien dice – who says –
Qué dice la selva? and what says the jungle?
The lust within me works much better
no como mis piernas rotas; not like my broken legs;
Las que corrían; which used to run to you;
The ones killing you with desire,
wrapped around your body,
My meat would arrive – along with your hunger
mi carne llegará – con tu hambre
Quiero asfixiarte con amor. I want to smother you with my love.
Tu Botticelli
1926
Per Alejandro
Soy tu Botticelli Sono il tuo Botticelli
perpetrator de pérdidas colpevole di ciò che è andato perduto
aunque ya no eres mío anche se tu non sei più mio perché possa perderti
L'Europa e le sue madri
Si comportano da streghe; rimproverano
e trascinano i loro bambini
Ai luoghi d’arte più elevati:
duomi, cattedrali –
educano le donne alle buone maniere.
Io sono la cala; la strega tedesca
Messicana fino al midollo: un po’ colomba; un po’ scimmia;
La mezcla Tehuana La meticcia Tehuana
non così raffinata sostengono alcuni;
Who says – Chi lo dice –
Quien dice – Chi? –
Qué dice la selva? E cosa dice la giungla?
La lussuria al mio interno funziona molto meglio,
No como mis piernas rotas; Non come le mie gambe rotte;
Las que corrían; che erano solite correre da te;
Le stesse che ti uccidono di desiderio,
strette attorno al tuo corpo,
La mia carne vorrebbe tornare a vivere – insieme alla tua fame
mi carne llegará – con tu hambre
Quiero asfixiarte con amor. Desidero toglierti il respiro con il mio amore.

My Nurse and I, 1937 by Frida Kahlo
La Leche
1937
Mothers sometimes make no milk
Sometimes not enough, or tainted
With alcohol, spousal abuse – and the like
I never had enough,
It seems, of children;
You can borrow a uterus,
But it’s pricey and it’s personal
A breast is a breast is a breast;
Is a way to keep babies alive –
You can give them cow’smilk and sugar,
Or a slurry of oats or maize
It’s the lactic acid they prefer.
It’s the woman with a healthy
Reproductive system I would
Prefer to be. Why do I need a
Foot if I cannot pull a cart like an ox –
Why would I need my heart –
If it is to be chopped up
Between two people and drained.
Cold and blue in the lonely blue house.
Her breast was brown, the nipple
Purple; the milk warm and perfect;
The dribble... inevitable.
Ya no era de bebé and I was no longer a baby
Ni era yo de niña and I was no longer a girl
But always drinking more milk,
Unable to produce my own
Nor mutate into a mother,
Nor wear any sort of prideful
Smile – ever.
La Leche (Il Latte)
1937
Le madri qualche volta non hanno latte
Altre volte non abbastanza, o è contaminato
Da alcool, abuso coniugale – e cose simili
Non ne ho mai avuto abbastanza,
Sembra, di bambini;
Puoi prendere in prestito un utero,
Ma è costoso, personale.
Un seno è un seno è un seno;
È un modo per mantenere in vita i bambini.
Puoi dare loro latte vaccino e zucchero,
o un impasto di avena o mais
È l'acido lattico che preferiscono.
Questa è la donna con un sano
Sistema riproduttivo che avrei
preferito essere. Perché ho bisogno di
Piedi se non so tirare avanti come un bue –
Cosa dovrei farmene del mio cuore –
Se deve essere spezzettato
tra due persone e prosciugato.
Freddo indaco nella solitaria casa azzurra.
Marrone il suo seno, porpora
il capezzolo; Il latte caldo e perfetto;
Inevitabile… tracimare.
Ya no era de bebé non ero già più una bambina
Ni era yo de niña e neppure una ragazza
Eppure bevevo sempre più latte,
Incapace di produrre il mio
Ma non mi sono trasformata in madre,
Né ho mai indossato alcun tipo di orgoglioso
Sorriso – mai.

A Few Small Nips, 1935
Small Things
1935
You can see that my breasts are available to the casual
onlooker even if the man who killed me doesn’t want others
to see, they are remaining available – this is something
society does – men do – to women; they make me available,
accessible, without us even knowing, we are on view to many
people – they do – some do – they sometimes hide the pubic
area – but only partly, maybe you can still see it and it remains
erotic to many.
Despite being dead, and I am really, really dead; on the news
they said it was just “little nips” which he gave me, sounded
like some kind of after dinner drink, but no, it was of el cuchillo
I’m sure a sharp one at that, hunting or restaurant grade – and
look how they let him stay in the room with me after. That’s
my murderer. Not that he is any danger to me now, but it
seems they could ask him to leave and quickly throw a white
sheet over.
Este cuerpo – this body is no good for anything – who would
even want it – it won’t work again. It would be hurtful for
many children. Too many punctures, too much blood loss for
sure. What a mess for someone to clean up, even the edges
tainted by the snake – I see. You are not happy with this. This
description. I am just relaying to you what I saw them report
on TV.
Piccole cose
1935
Puoi vedere i miei seni a disposizione dell’occasionale
spettatore anche se l'uomo che mi ha ucciso non vuole che gli altri
li vedano, rimangono visibili – questo è qualcosa
che la società fa – gli uomini fanno – alle donne; mi rendono disponibile,
accessibile, senza neppure saperlo, siamo in mostra per molte
persone – lo fanno – alcuni lo fanno – a volte nascondono l'area
pubica – ma solo in parte, forse puoi ancora vederla e risulta
erotica per molti.
Nonostante io sia morta, e lo sono davvero, morta stecchita; al notiziario
hanno detto che mi ha dato solo “qualche punzecchiata”, suonava
come una specie di drink dopo cena, ma no, erano ferite da coltello,
certamente uno ben affilato, da caccia o da alta ristorazione – e
guarda come lo lasciano stare nella stanza con me dopo. Questo
è il mio assassino. Non che ora sia un pericolo per me, ma sembra
quasi che possano chiedergli di andarsene e di gettarmi rapidamente
sopra un lenzuolo bianco.
Este cuerpo – questo corpo non serve più a nulla – chi
lo vorrebbe – non funzionerà di nuovo. Sarebbe doloroso per
molti bambini. Troppe ferite, troppe emorragie
di sicuro. Un disastro da ripulire per qualcuno, anche le estremità
macchiate da quel serpente – capisco. Non sei contento di questa
descrizione. Ti sto solo riferendo quello che ho visto riportare
in TV.
Valentina Meloni