
Poesia | testi di Emiliano Peguiron
La loggia
Nella loggia degli scoordinati mentali non c'è obbligo di tessera. Si muovono le sinapsi come due elefanti in un monolocale: non c'è spazio. Come due farfalle in una reggia: troppo spazio. C'è un bambino che palleggia con la loro testa e c'è una scheggia di legno nel pollice. Chi lo mette giù sta firmando la sua stessa condanna chi augura sventure, chi gode della sofferenza ha dimenticato di vivere. * Chi riposa
Sopra il luogo e sotto il tempo: è un posto di blocco dove il cuore per un battito, si ferma. È un sogno o un incubo. Fate ormai in pensione si piegano a raccogliere denti marci. Tutto è frenetico, in continuo movimento ma c'è chi ancora riposa.
*
Caffè
La macchinetta del caffè
sta lacrimando,
non l'ho avvitata bene.
La vita l'ho stretta
e mi ha dato una spinta,
siamo solo amici.
La fiamma era debole:
una sola via d'uscita.
il caffè usciva lo stesso,
lento.
Ho provato anch'io
con una carezza
ma troppo lento
la carezza non l'ha presa qualcuno,
l'ha presa il vento.
Il caffè è nella tazzina:
fuma.
Fumo.
Mi sono scottato la lingua.
la vita è breve,
il caffè è finito,
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