- valentina meloni
Poesia | The Tradition di Jericho Brown

Photograph from the author's archive Poetry Foundation

Presentiamo oggi tre poesie del Premio Pulitzer 2020 per la poesia Jericho Brown, autore afroamericano, classe 1976, originario della Louisiana. I testi sono tratti dalla silloge The Tradition (Copper Canyon Press 2019), terzo lavoro dopo Please (New Issues Poetry & Prose 2009) e The New Testament (Copper Canyon Press 2014).
La motivazione presentata dagli accademici della Columbia University per il conferimento del Premio Pulitzer è la seguente: «Una raccolta di testi magistrali che uniscono delicatezza a urgenza storica nella loro amorevole evocazione di corpi vulnerabili all’ostilità e alla violenza».
"La bellezza abbonda nella nuova audace raccolta di poesie di Jericho Brown, nonostante il male e dentro il male che inquina il quotidiano.Finalista al National Book Award, in The Tradition Brown si chiede perché e come ci siamo abituati al terrore: in camera da letto, in classe, sul posto di lavoro e al cinema.Dalle sparatorie di massa, allo stupro, all'omicidio di persone disarmate da parte della polizia, Brown interrompe l'autocompiacimento individuando ogni emergenza nel giardino del corpo, dove gli esseri viventi crescono e appassiscono, o sopravvivono.Nell'urgenza nata da un pericolo reale, il lavoro di Brown è nella sua forma più innovativa. La sua invenzione del duplex, una combinazione di sonetto, ghazal e blues, è un'esibizione a tutto campo di un'abilità formale, e i suoi testi si muovono attraverso l'elegia e la memoria con una cadenza che lascia senza fiato. Jericho Brown è un poeta dell'eros: qui esercita il suo potere come mai prima d'ora, toccando il cuore stesso della nostra crisi culturale." (dalla nota dell'editore)
CREARE UNA TRADIZIONE
nota a cura di Chandramohan Sathyanathan
Le poesie di Jericho Brown mi colpiscono come l'opera di un poeta maturo che ha percorso abbastanza strade da tentare qualche innovazione letteraria e da portarla a termine molto bene in modo che possa sembrare "senza soluzione di continuità" al lettore. Il successo della forma duplex ne è un esempio. La forma duplex sembra adatta a catturare un tema che può ripresentarsi nella nostra vita e ogni volta che una frase riappare la stessa frase raccoglie una nuova valanga di connotazioni. Questa potrebbe essere la magia della forma duplex. Non è un risultato da poco riuscire a inventare una forma e praticarla alla perfezione.
Le poesie di Jericho Brown mi toccano come se possedessero la leggerezza delicatamente elaborata di un Ghazal e la profondità di una profezia spirituale inestricabilmente intrecciate a una ricerca per riconquistare la memoria e la storia del sé e della comunità.
La seconda lingua ricorda la spada a doppio taglio della perdita e delle possibilità per uno scrittore quando auto-traduce il suo senso di percezione delle esperienze vissute in una lingua e una scrittura che ha acquisito attraverso l'istruzione formale o la semplice forza di volontà. Ciò consente al poeta l'opportunità unica di reinventarsi attraverso un nuovo linguaggio. Questa situazione è pregna di possibilità radicalmente nuove per coloro che si trovano ai margini culturali del linguaggio egemonico di riadattarsi nuovamente.
Duplex
A poem is a gesture toward home.
It makes dark demands I call my own.
Memory makes demands darker than my own:
My last love drove a burgundy car.
My first love drove a burgundy car.
He was fast and awful, tall as my father.
Steadfast and awful, my tall father
Hit hard as a hailstorm. He’d leave marks.
Light rain hits easy but leaves its own mark
Like the sound of a mother weeping again.
Like the sound of my mother weeping again,
No sound beating ends where it began.
None of the beaten end up how we began.
A poem is a gesture toward home.
Duplex
Una poesia è una movenza verso casa.
Avanza oscure richieste che dico mie.
La memoria avanza richieste più oscure delle mie:
Il mio ultimo amore guidava un’auto bordò.
Il mio primo amore guidava un’auto bordò.
Era celere e tremendo, alto come mio padre.
Risoluto e tremendo, il mio alto padre
Picchiava duro come grandine. Lasciava segni.
Pioggerella picchia piano ma anch’essa lascia il segno.
Come il suono d’una madre che ancora una volta piange.
Come il suono di mia madre che ancora una volta piange,
Non c’è suono di percosse che finisca là dove iniziò.
Non ce n’è uno fra i percossi che finisca nel modo in cui iniziò.
Una poesia è una movenza verso casa.
*
The Trees
In my front yard live three crape myrtles, crying trees
We once called them, not the shadiest but soothing
During a break from work in the heat, their cool sweat
Falling into us. I don’t want to make more of it.
I’d like to let these spindly things be
Since my gift for transformation here proves
Useless now that I know everyone moves the same
Whether moving in tears or moving
To punch my face. A crape myrtle is A crape myrtle.
Three is a family. It is winter. They are bare.
It’s not that I love them
Every day. It’s that I love them anyway.
Gli alberi
Nel mio cortile vivono tre mirti crespi, alberi piangenti
li chiamavamo un tempo, non i più ombrosi, ma rinfrescanti
in una pausa di lavoro, nella calura, la loro fredda condensa
dentro noi cadeva. Non voglio esagerarne il pregio.
Ma vorrei lasciarle stare queste cose mingherline
giacché il mio dono di metamorfosi qui si rivela
inane ora che so che ognuno si muove uguale,
che si muova in preda allo strazio o che si muova
per colpirmi in faccia. Un mirto crespo è Un mirto crespo.
Tre è una famiglia. È inverno. Sono spogli.
Non è tanto che li ami
ogni giorno. È che li amo in ogni modo.
*
Second Language
You come with a little
Black string tied
Around your tongue,
Knotted to remind
Where you came from
And why you left
Behind photographs
Of people whose
Names now buck
Pronouncing. How
Do you say God
Now that the night
Rises sooner? Why
Must we wake to work
Before any alarm?
I am the man asking,
The great-grandson
Made so by the dead
Tenant farmers promised
A plot of woods to hew.
They thought they could
Own the dirt they were
Bound to. In that part
Of the country, a knot
Is something you get
After getting knocked
Down, and story means
Lie. In your plot
Of the country, class
Means school, this room
Where we practice
Words that undo your
Tongue when you tell
A lie or start a promise
Or unravel like a story.
Seconda lingua
Tu vieni con una nera
funicella legata
intorno alla lingua
annodata per ricordarti
da dove vieni
e perché ti lasciasti
alle spalle fotografie
di gente i cui
nomi ora s’impennano
al pronunciarli. Come
dici Dio
ora che la notte
sorge prima? Perché
ci destiamo per lavorare
prima d’ogni sveglia?
Io sono l’uomo che chiede,
il pronipote
creato così dai morti
mezzadri cui promisero
un lotto e legna da spaccare
Credevano sarebbero diventati
padroni del fondo cui erano
legati. In quella parte
del paese, un nodo
è qualcosa che ottieni
dopo che ti hanno messo
kappaò, e storia significa
menzogna. Nel tuo
pezzo del paese, classe vuol
dire scuola, questa stanza
dove adopriamo
parole che ti disfano la
lingua quando dici una
bugia o fai una promessa
o ti dipani come una storia.
Traduzioni dei testi poetici a cura di Angela D'Ambra
Intermediazione a cura di Emilia Mirazchiyska
Traduzione della nota a cura di Valentina Meloni
Jericho Brown is the recipient of a Whiting Award and of fellowships from the John Simon Guggenheim Foundation, the Radcliffe Institute for Advanced Study at Harvard University, and the National Endowment for the Arts. His poems have appeared in Fence, jubilat, The New Criterion, The New Republic, The New Yorker, The New York Times, Time, and several of The Best American Poetry anthologies. His first book, Please (New Issues, 2008), won the American Book Award. His second book, The New Testament (Copper Canyon, 2014), won the Anisfield-Wolf Book Award. He serves as poetry editor for The Believer. He is an associate professor of English and Creative Writing and Director of the Creative Writing Program at Emory University in Atlanta.
Jericho Brown ha ricevuto un Whiting Award, incarichi di ricercatore dalla John Simon Guggenheim Foundation, dal Radcliffe Institute for Advanced Study presso la Harvavd University, e il National Endowment for the Arts. Le sue poesie sono state pubblicate su Fence, jubilat, The New Criterion, The New Republic, The New Yorker, The New York Times, Time, e in parecchie antologie della serie The Best America Poetry. Il suo primo libro, Please (New Issues, 2008), ha vinto l’American Book Award. Il secondo libro, The New Testament (Copper Canyon, 2014), ha vinto l’Anisfield-Wolf Book Award. È readattore della sezione poesia di The Believer. È professore associato di inglese e scrittura creativa, ed è direttore del programma di scrittura creativa presso la Emory University di Atlanta.
Angela D’Ambra si è laureata in Lingue e Letterature Straniere (Università di Firenze) nel 2008. Nel 2009 ha conseguito il diploma di Master II in traduzione di testi post-coloniali in lingua inglese (Pisa); nel 2015, la laurea in Lettere moderne (Firenze); nel 2019, la laurea magistrale in Teorie della Comunicazione (Firenze). Dal 2010 traduce, a livello amatoriale (non-profit), poesia postcoloniale in lingua inglese. Le sue traduzioni sono apparse su varie riviste italiane online e cartacee. Ha pubblicato tre libri di poesia canadese in traduzione italiana: Gary Geddes, Essere morti a Venezia (novembre 2019); Glen Sorestad, Betulle danzanti (febbraio 2020), Susan McMaster, Visitazioni (marzo 2020). Le tre plaquette sono pubblicate da IMPREMIX, Torino.
Angela D’Ambra achieved an advanced degree in Foreign Languages & Literatures (2008: University of Florence). In 2009, she achieved a Master II degree (translation of post-colonial texts: English > Italian) at University of Pisa. In 2015, she achieved a Bachelor degree in Modern Italian Literature. In 2019 an advanced degree in Theories of Communication (University of Florence). In 2010, she started her activity as a non-profit translator of postcolonial poetry. Her translations have been published by several Italian magazines. She translated three chapbooks of Canadian poetry into Italian (series Maple Leaves): Gary Geddes, Essere morti a Venezia (Nov. 2019); Glen Sorestad, Betulle danzanti (Feb. 2020), Susan McMaster, Visitazioni (March 2020). The three chapbooks are published by IMPREMIX, Torino.